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Gli
aiuti umanitari
Accanto all'intervento sanitario, ovviamente urgente
viste le critiche condizioni dei campi e degli approvvigionamenti,
Sant'Egidio ha messo in atto un'ampia e capillare rete
di solidariet� che la Comunit� ha creato negli anni.
Va qui sottolineato che la risposta � stata generosa
e ha permesso la distribuzione di generi alimentari,
vestiario, articoli igienico sanitari e materiale didattico.
Le numerose distribuzioni effettuate a Kukes ma anche
in molte altre localit� albanesi, sono iniziate nei
primi giorni di aprile, quando la mancanza di cibo costituiva
la priorit� assoluta. Ci ha sempre colpito l'ordine
e la dignit� espresse dai rifugiati in queste situazioni,
la capacit� di auto-organizzare la distribuzione, riservando
i primi posti agli anziani, alle famiglie con molti
figli o ai malati. Non � una osservazione marginale,
se si pensa alle energie, economiche e umane, spese
dall'aiuto internazionale proprio in questo genere di
attivit�. Cogestire con i rifugiati la ripartizione
degli aiuti, non solo restituisce loro la dignit� che
si perde, ad esempio, nel dover raccogliere pane o indumenti
lanciati da un camion in movimento, ma favorisce anche
l'equit� e l'efficacia del soccorso.
E' un elemento che pu� essere utile raccogliere e allargare
anche altrove. D' altra parte la vita del rifugiato
� spesso trascorsa nel fare "la fila", e nei piccoli
o grandi contenziosi che si aprono con gli addetti alle
distribuzioni.
Provare a riempire il vuoto delle giornate dei rifugiati,
aiutandoli ad auto-organizzarsi o semplicemente rispettando
le loro priorit�, � profondamente rispettoso della
dignit� della persona anche nelle situazioni di emergenza.
L'afflusso di decine di migliaia di profughi a Kukes
(citt� di appena 20.000 abitanti), creava numerosi problemi
compresi quelli igienici. Si rendeva perci� necessaria
la costruzione, presso il campo delle patate, di un
piccolo
complesso di docce e
toilettes.
La richiesta di docce e bagni � tra le primissime che
riceviamo a Kukes, tanto pi� che l'acquedotto e la rete
elettrica, dimensionati per la piccola popolazione locale,
cominciano a risentire dell'affollamento. A questo si
aggiunga l'accumulo crescente dei rifiuti solidi che
inquinano il lago di Kukes e rendono invivibili i luoghi
comuni, le strade e gli spazi nei campi. La Comunit�
di Sant'Egidio, in accordo con il sindaco, organizza
il servizio di nettezza urbana, per far fronte a questa
ennesima emergenza. Anche questa volta vengono scelti
sia rifugiati kosovari che albanesi disoccupati, in
base al duplice principio, del lavoro come restituzione
di dignit� e del coinvolgimento della popolazione locale
nell'opera di accoglienza.
Il
successo dell'iniziativa � subito evidente: nei campi
infatti i rifugiati accolgono con grande entusiasmo
il servizio di nettezza urbana nei campi e vi partecipano
spontaneamente, aiutando in tutti i modi il lavoro di
pulizia.
L'aiuto a Kukes continuer� anche dopo il ritorno in
Kosovo dei rifugiati, con 2 iniziative per due dei settori
che pi� hanno sofferto durante la permanenza dei profughi:
la fornitura di una scavatrice a doppio braccio per
la gestione della locale discarica e la fornitura della
necessaria strumentazione per il laboratorio delle acque
presso la sanit� pubblica della citt�.
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