Intelletuale copto ortodosso, Egitto
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I musulmani e i cristiani hanno cominciato a convivere nel mondo arabo a partire dall’inizio della Dawah (missione) islamica nel VII secolo. In Arabia Saudita, dove nacque la religione islamica, l’Islam emergente era vicino delle tribù arabe cristiane ed entrambi si trovavano nelle periferie. Con i cristiani di Najran si conclusero accordi e alleanze e si intrapresero comunicazioni con i cristiani Bahraini. Nella Siria bizantina, la popolazione indigena accolse con entusiasmo i conquistatori musulmani, pieni di gioia per essere stati liberati dal dominio bizantino, che aveva perseguitato la Persia. Le tribù di Banu Taghlib, Aqeel, Tanokh e Rabia residenti nell’Iraq settentrionale ed occidentale, accolsero gli arabi con i quali avevano relazioni di sangue e lingua, tradizioni e cultura in comune. La reazione che ci fu in Siria e a Gerusalemme si rifletté allo stesso modo in Egitto, quando i copti accolsero i conquistatori arabi.
Questa convivenza è evidente attraverso i numerosi episodi ed avvenimenti della storia araba. Nell’era del Califfo il giusto, famoso e' l'episodio dell’emiro dei credenti, Umar bin al-Khattab, che si rifiutò di pregare in una chiesa mentre si trovava a Gerusalemme, quando era l’ora della preghiera e da solo pregò fuori. Quando gli chiesero perché, lui rispose: “Se io avessi pregato in una chiesa tutti i musulmani avrebbero fatto lo stesso e avrebbero detto: <Omar lo ha fatto!>”. Successivamente Al-Farooq (Umar) scrisse lettere di protezione per le chiese, i monasteri e tutti i cristiani.
Durante il regno dei califfi Omayyadi, i cristiani rappresentarono la maggioranza degli impiegati nei diversi uffici di governo, come autori e traduttori, inclusi grandi poeti, come Akhtal, il poeta della tribù Banu Taghlib, uno dei membri della chiesa siriana ortodossa. Nell’era dei califfi Abbasidi, ci furono scienziati, dottori, astronomi, come Yuhanna ibn Masawakkil (Mesue il giovane) al quale il califfo Harun al-Rashid assegnò il compito di tradurre libri antichi e che continuò a ricoprire ruoli di prestigio fino ai giorni del regno di Al-Mutawakkil. Forse l’espressione più eloquente di questa convivenza fu la lettera del Concilio dei Patriarchi Cattolici d’Oriente:
“La presenza cristiana in molti dei paesi arabi risale alle origini cristiane. La storia è diventata testimone dell’esistenza di comunità cristiane arabe nelle regioni mediorientali. Una volta che l’Islam emerse nel VII secolo, iniziò una storia comune tra cristiani e musulmani nell'Arabia orientale, emerse una cultura comune che comprende le culture precedenti e quelle ereditate che vivevano in quell’area. Questo insieme di esperienze dal passato portarono a una fusione tra cristiani e musulmani, offrendo alla fine ciò che noi vediamo ora come cultura araba, mentre ogni parte è andata conservando la sua originalità religiosa e i propri aspetti tradizionali. Questo patrimonio culturale comune costituisce una garanzia di una continua interazione, che potrebbe portare oggi a sviluppi sicuri di cambiamento, che devono essere indirizzati e contenuti, e potrebbe indicare risorse sicure da essere raggiunte. Tutto questo apre le porte al futuro di queste esperienze con la loro vitalità e originalità.”
La convivenza islamo-cristiana apparve nel passato ad entrambi i livelli, culturale e popolare. Intellettuali, uomini di scienza, musulmani e cristiani cooperarono, lavorando insieme per stabilire i pilastri di una cultura comune che più tardi diventò un segno per l’umanità per molti secoli. Questa collaborazione continuò per generazioni ed apparve particolarmente in epoca moderna. E’ diventata l’eredità di cui andiamo orgogliosi di essere un’indicazione del nostro patrimonio originale e una prova di una vera convivenza. La verità è che una volta che la lingua araba trovò la sua via attraverso le comunità cristiane nella nostra regione, senza riguardo alle loro affiliazioni alle diverse chiese, essa divenne rapidamente lo strumento di comunicazione teologico, ecclesiastico, cerimoniale e quotidiano. Questo contribuì a costruire ponti di comunicazione tra loro (cristiani) e questo nuovo mondo emergente (Islam), e aiutò allo stesso tempo a connettere tra di loro le diverse chiese, dopo anni di estraneità e di alienazione. Noi possiamo comunque dire che il patrimonio arabo cristiano è una parte luminosa di questa ricchezza culturale nelle differenti chiese cristiane alla luce della civilizzazione araba. E’ notevole che una larga parte di questo pensiero continui il suo sviluppo mentre si connette con l’Islam, che diede un carattere speciale e distintivo al patrimonio culturale cristiano in generale. La tolleranza religiosa prevalente nella cultura araba e islamica ha permesso un dialogo religioso serio tra cristiani e musulmani nelle aree comuni o a dir meglio nei tratti comuni. I saggi, cristiani e musulmani si sono uniti in un’unica comunità dove si vivono rapporti di buon vicinato e si sta uno accanto all’altro nei momenti positivi così come in quelli difficili, all’ombra di valori comuni e modelli di buona convivenza, che raccolgono e uniscono.
Noi attraverso il dialogo islamo cristiano puntiamo a:
- eliminare i pregiudizi ereditati e i luoghi comuni di ciascuno verso l’altro, a causa dell’ignoranza.
- identificare gli aspetti intellettuali comuni e i valori morali per lavorare insieme e assumersi la responsabilità di mantenere una società sana laddove i valori umani sono esposti a cambiamenti significativi.
- lavorare in una società pluralista che rispetti l’uguaglianza di tutti I cittadini, dove la libertà sia la base della democrazia, per realizzare l’unità mentre garantisce versatilità in una comunità civile aperta dove tutti i cittadini siano interessati alle questioni comuni, ai bisogni umani primari, ai diritti umani, alla giustizia e alla pace.
L’iniziativa della Egyptian Family House è un esempio di convivenza. Il grande sceicco di al-Azhar, Dr. Ahmed al-Tayeb, è stato l’unico che ha proposto l’idea che sta dietro all’iniziativa della Egyptian Family House, nata a seguito degli eventi dolorosi dell’inizio del 2011 quando esplosero alcune bombe presso le due chiese sante di Alessandria. Sua Santità Papa Shenuda III fu d’accordo con l’idea proposta. Dopo la morte di Sua Santità Papa Shenouda III, prese il suo posto Sua Santità Papa Tawadros II di Alessandria e con la stessa passione continuò a sottolineare l’importanza dell’Organizzazione della Egyptian Family House, che punta a :
- Preservare l’identità egiziana e mantenerne l' originalità.
- Promuovere i valori di cittadinanza e di cultura.
- Restaurare i valori più alti dell’Islam e del Cristianesimo.
- Promuovere il rispetto reciproco, mantenendo sempre il diritto alle differenze.
- Focalizzare e promuovere tratti comuni.
Gli aspetti del piano di azione della Egyptian Family House:
A. Controllare e regolare il discorso religioso musulmano e cristiano in Egitto, puntando l’attenzione sulla moderazione, diffusione e accettazione delle diverse opinioni e della differenza costruttiva che è positiva, come affermato da Dio creatore.
B. Promuovere i più alti valori e ideali comuni religiosi e culturali, come i diritti umani, la giustizia, la scienza, l’edilizia, il progresso e il benessere e tutti quelli che aiutano a perseguire la dignità umana e l’armonia tra le culture, nel loro senso generale originale e nella cultura religiosa.
C. Aggiungere l’insegnamento di curricula humanities all’interno dell’educazione pre-universitaria, escludendo ogni motivo di divisione, attrito, distruzione e tutte le altre idee incompatibili con i valori religiosi e umani in generale.
Aiutare le famiglie e i giovani, diffondendo i risultati di tutte le suddette prove attraverso i diversi media nelle case, nelle comunità dei giovani e aiutando nel diffondere un’educazione corretta.
D. Monitorare i valori culturali e scientifici della comunità in generale, ponendo la tensione così detta settaria all’interno di una discussione e di una ricerca scientifica oggettiva, smascherando i problemi religiosi che non hanno nulla a che vedere con la religione (molti problemi politici, culturali, sociali ed economici sono stati nascosti sotto una maschera religiosa, a causa dell’importanza della religione nella vita degli egiziani) focalizzandosi su tematiche ideologiche religiose, monitorando eventuali aspetti devianti, analizzando le loro reali cause e cercando eventuali soluzioni.
La Egyptian Family House, che mette insieme Al-Azhar sotto la leadership del grande Imam Dr. Ahmed Al-Tayeb e la Chiesa Copta sotto la leadership di Sua Santità il Papa Tawadros II di Alessandria e il Patriarca di San Marco e i responsabili delle chiese cattolica, evangelica ed anglicana, svolge i suoi compiti attraverso diverse commissioni:
- Commissione per lo sviluppo dei giovani e della comunità.
- Commissione per l’educazione.
- Commissione per il discorso religioso.
- Commissione per la cultura della famiglia.
- Commissione informativa.
- Commissione di monitoraggio e proposte.
- Commissione esecutiva per le emergenze.
- Commissione di verifica.
Queste commissioni operano con successo per preservare l’identità egiziana, per mantenere la sua originalità e stabilire il principio di cittadinanza. Vorrei concludere con una citazione del Prof. Dr. Mohiuddin Afifi, segretario generale del complesso di ricerca islamico, estratta dal contributo presente all’interno della rivista Al-Azhar, agosto 2016, vol.11, 89, p.2439:
“L’Islam sottolinea l’importanza del sentimento di riguardo nei confronti dei non musulmani. Come musulmani, essi non devono discutere con il popolo del Libro, eccetto che per intraprendere una strada di bene, devono trattarli con bontà in tutte le situazioni, così da eliminare le causa di rivalità e di conflitto. Gli scontri sanguinosi iniziano con parole aspre, sminuendo le opinioni degli altri, dando la possibilità agli stalkers di aprire una strada alla sedizione, all’instabilità e all'ostilità nella società”.
Queste parole di un grande maestro sottolineano l’importanza della convivenza in pace e in armonia.
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