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20 Settembre 2016 08:30 | Cittadella, Sala San Giovanni

Intervento di Anders Wejryd



Anders Wejryd


Copresidente del Consiglio Ecumenico delle Chiese, Svezia

 

 
In questo tempo in cui le chiese della Riforma in tutto il mondo – e la chiesa cattolica romana – si preparano a celebrare i cinquecento anni della Riforma, è una gioia prendere parte a questa espressione speciale dell’anno giubilare in corso, l’anno della Misericordia.
 
La misericordia, la misericordia di Dio e la nostra totale dipendenza da questa per la nostra salvezza, era nel cuore di Martin Lutero, come lo era in S. Paolo e sicuramente lo è stata anche in molti teologi cattolici e in normali credenti prima e dopo la riforma.
 
Per i non credenti la misericordia è qualcosa che scaturisce dall’individuo. Questo può essere un bene – e può essere disastroso. Dare può portare ad uno squilibrio in qualsiasi relazione. Chi riceve affonda e chi dona si innalza, sia ai propri occhi che a quelli degli altri. La giustizia è sempre migliore della misericordia, tra esseri umani. Ma in assenza di giustizia, c’è – grazie a Dio – anche la presenza della misericordia umana.
 
Naturalmente ci sono molti non credenti che sanno vedere e resistere a questo rischio che si accompagna alla misericordia – e ci sono anche molti credenti che cadono nella trappola dell’arroganza
 
La misericordia non viene da noi. O viene da Dio o dalla condivisione con gli altri, dalla consapevolezza, dall’intuizione che io sono quello che sono non a motivo delle mie capacità o risorse superiori, ma a causa del lavoro, delle parole, dell’ispirazione, delle attitudini e della conferma data dagli altri e dall’Altro. In breve: un’accettazione del fatto che siamo interdipendenti. 
 
L’ecumenismo della Misericordia può correre gli stessi rischi di qualsiasi misericordia. Io sono quassù e tu sei laggiù. Peccato, ma io sarò buono con te questo potrebbe aiutare... Noi siamo la vera chiesa e voi non lo siete, ma potremo fare alcune cose insieme comunque – ma solo alcune. Quando dico questo, lo faccio sapendo che questi atteggiamenti esistono sia tra le chiese della Riforma che nelle tradizioni Romano-Cattolica e Ortodossa. 
 
L’ecumenismo della Misericordia deve avere alle sue radici la misericordia di Dio. Dio è l’unico perfetto, nessuno di noi lo è. Siamo limitati da un mondo in cui vediamo come attraverso quei vecchi specchi opachi di cui parla in 1 Corinzi 13. Ma insieme vediamo di più, da diversi punti di vista scopriamo più in profondità, in ampiezza e in altezza la verità e la volontà di Dio. Se tutto potesse essere detto e capito in modo chiaro e univoco, non avremmo neppure avuto bisogno di quattro vangeli. Uno sarebbe stato sufficiente. 
 
Dio non ci ha dato la nostra chiesa perché la meritiamo. Ce l’ha data per grazia. La misericordia di Dio è sopra di noi. L’iniziativa è di Dio. A noi è data l’opportunità di servirlo. Questa è la vita – e per molti di noi il senso della vita!
 
Quando sperimentiamo questa grazia e misericordia di Dio, possiamo essere veri servitori che non si mettono al centro. Questo succede a noi come individui ma anche come chiese. L’ecumenismo della Misericordia può funzionare solo se conosciamo e riconosciamo costantemente la misericordia di Dio. 
 
Ecumenismo deriva da oikoumene, come ben sappiamo. E’ l’intero mondo abitato. Poiché crediamo in un Dio trino, noi crediamo in un Dio che è creatore e datore di vita per tutti. Ci viene chiesto di aiutare non solo le persone cristiane ma di aiutare tutti quelli che possiamo perché siamo Cristiani, come il mio successore a Primate della Chiesa di Svezia spesso indica.
 
Per me è stato naturale distinguere tra ecumenismo come qualcosa di pertinente alle chiese e alle persone cristiane e usare il termine di dialogo e cooperazione interreligiosi per quanto intercorre tra le religioni. Riflettendo sulla nostra comprensione della Trinità e delle attuali radici dell’oikoumene, non sono più così sicuro di questo. E’ lo stesso Dio, la cui misericordia ci tiene in vita e da cui dipendiamo, che lo sappiamo o no. Noi come Cristiani abbiamo conoscenza di Cristo e siamo in rapporto con lui, ma l’opera di Cristo è naturalmente cambiare i prerequisiti di tutto, ovunque. E lo Spirito, come sappiamo dalla Bibbia, era attivo già quando iniziò ad esistere tutto quello che era destinato ad esistere (Ruach). Attraverso Cristo abbiamo una relazione nuova con Dio e il suo perdono, ma è lo stesso Spirito attraverso il quale Dio comunica con tutti ciò che è.
 
Attraverso un Ecumenismo della Misericordia possiamo discernere con spirito aperto e insieme cosa è dato e lasciato in eredità nelle nostre fedi e tradizioni. E’ una gioia per molti di noi vedere l’attività e l’inclusività del Faith and Order Movement e il suo impegno in esso della Chiesa Cattolica romana, malgrado essa non sia membro del Consiglio Mondiale della Chiese in quanto tale. Possiamo tutti portare rispetto a questo lavoro davanti a tutti quelli che non sanno neppure della sua esistenza e sanno ancor meno della qualità con cui questo viene fatto. Il Life and Work Movement fu formato come base del movimento ecumenico e lo è ancora. Ma senza un continuo riconoscimento della nostra comune dipendenza dalla Misericordia di Dio, le opere potrebbero non portarci dove dovrebbero. 
 
Attraverso un Ecumenismo della Misericordia possiamo felicemente uscire in missione insieme, non soltanto nelle aree del mondo che chiamiamo cristianità. Noi, esseri umani, siamo mandati gli uni verso gli altri con atti personali e con la responsabilità di costruire strutture migliori; siamo mandati a dire la narrazione e il kerygma che ha cambiato e cambia il mondo. 
 

#peaceispossible #setedipace
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