Grand Imam della moschea di Lahore, Pakistan
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Onorevole Presidente! Prima di tutto esprimo la mia gratitudine ad Allah l’onnipotente poiché la mia missione “di contribuire al bene” è dovuta alla sua bontà e benedizione. Poi esprimo, a nome del Pakistan, i migliori ringraziamenti ai responsabili della Comunità di Sant’Egidio che hanno organizzato e reso possibile questo Convegno che oggi prende forma in questo bel bouquet; esso è certamente il segno della sincerità dei responsabili, cui rivolgo il mio saluto. È un giorno storico e benedetto in cui molti leaders di Paesi e rappresentanti di mondi religiosi diversi sono qui con le loro idee e visioni su come rendere questo mondo un luogo migliore.
Illustri ospiti! Il tema del mio intervento è “Lo Spirito di Assisi di fronte ai conflitti”. Sono d’accordo sul fatto che lo spirito di Assisi è davanti a conflitti; tuttavia vorrei aggiungere che è addolorato, tribolato e deluso. Questo perché il mondo civilizzato ha visto e testimoniato eventi mai accaduti e inimmaginabili nella storia dei popoli non civilizzati.
Signor Presidente, lo Spirito di Assisi non si trova soltanto davanti a conflitti; esso è addolorato, tribolato e deluso quando vede da una parte le nubi di guerre nucleari, biologiche e chimiche portate avanti dagli Stati sviluppati, e dall’altra siccità e carestia nel continente africano; al fine di uccidere e distruggere gli esseri umani e tutti gli organismi viventi. Lo spirito di Assisi è nel dolore quando vede il corpo di un ragazzo lanciato in aria da un drone, mentre solo la sua mano rimane nella mano della mamma. Lo spirito di Assisi piange quando vede il corpo di un bambino di sette anni sulla riva del fiume Tigri. Lo Spirito di Assisi si agita quando ascolta la figlia di cinque anni di un agente di polizia che si fa saltare in un attacco suicida nell’edificio CID a Lahore, in Pakistan mentre dice “quando mio padre verrà mi porterà braccialetti”. Lo Spirito di Assisi piange quando vede centinaia di persone uccise in nome della religione a Monaco, in Germania, e in Francia. Lo Spirito di Assisi è in conflitto quando vede l’uccisione di centinaia di persone nel Kashmir occupato, in Libia, Somalia, Iraq, Afghanistan, Bosnia, Palestina e Siria.
Lo Spirito di Assisi versa lacrime di sangue quando assiste alle uccisioni collettive di centinaia di innocenti, come lo studente dell’APS in Pakistan, e quando uno studente scrive le sue ultime parole rivolgendosi alla madre “mamma, se oggi i miei libri e i miei vestiti sono rossi di sangue invece che blu per l’inchiostro, non piangere e sii paziente perché il nostro sangue aggiungerà colori alle gioie degli altri figli grazie al nostro sacrificio”.
Dicendo queste cose, non intendo certo ferire questo illustre incontro, tuttavia questa è una sfida che ferisce e sconvolge l’anima e lo spirito di ognuno. Quando tutte le scritture religiose del mondo dicono unanimemente che uccidere un individuo è come uccidere l’umanità intera, perché accade questo nella nostra epoca civilizzata e moderna? I 7,5 miliardi di popolazione credente del mondo, con solo una piccola porzione di non credenti, sono un fatto rivelatore. Si apre una domanda che porta al dilemma su come il mondo intero sia portato da una piccola porzione verso guerre, ingiustizie, crudeltà, terrorismo, violenza e agitazione. Questo ferisce l’anima, lo Spirito di Assisi e anche noi stessi; lo spirito di Assisi è davanti a conflitti.
Illustri ospiti, il Sacro Corano dice chiaramente “apparve la corruzione sulla terra per quel che le mani degli uomini si meritarono, perché Allah possa far gustare loro parte dei frutti delle loro azioni, perché si ricredano”. “L’intera razza umana affronta un tempo di crisi estrema mentre avanza verso la maturità.” L’apprensione nei confronti della guerra nucleare è piuttosto tangibile e visibile oggi. Come ha detto Papa Giovanni Paolo II nel suo messaggio alle Nazioni Unite sul disarmo: al giorno d’oggi la paura e la preoccupazione di così tanti gruppi in varie parti del mondo rivela che le persone sono spaventate per ciò che potrebbe accadere se per l’irresponsabilità di alcune parti si scatenasse una guerra nucleare”. Noi abbiamo incontrato questo terrore nella mente e nel cuore della nostra gente – e lo condividiamo. Crediamo che il mondo si trovi in un momento di crisi, i cui effetti sono evidenti nella vita delle persone – l’infelicità delle persone e lo Spirito di Assisi davanti a conflitti.
Illustri amici! Siamo persone e comunità credenti. Il nostro intento non è quello di giocare sulla paura, ma di pronunciare parole di speranza e di incoraggiamento in un tempo di paura. La fede non ci isola dalle sfide della vita; piuttosto, essa intensifica il nostro desiderio di risolverle proprio alla luce della buona notizia che ci è giunta nella forma delle Sacre Scritture e nelle persone dei Santi Profeti (la pace sia su di loro).
Quel che oggi vediamo è dovuto a due ragioni principali: o noi leader religiosi siamo spettatori silenziosi oppure non accettiamo le responsabilità, e intanto lo Spirito di Assisi è davanti a conflitti.
Venendo alla cura, vorrei fare l’esempio di me stesso; in qualunque luogo e in qualunque momento in Pakistan lo Spirito di Assisi è stato messo in discussione, ferito o sconvolto da una situazione indesiderata o da una tragedia, che fosse la tragedia di Joseph Colony, Sangala Hill, Kot Radha Kishan, l’attacco alla chiesa Yohanna Abad, l’attacco alla chiesa di Gujra o di Peshawar, io insieme ai miei più stretti amici e alleati siamo andati lì ad aiutare le vittime. Questo è il modo di aiutare lo spirito dei grandi individui; questo è l’insegnamento del mio Libro sacro, il Corano, e del Profeta Muhammad – la pace sia su di lui.
Poiché questi sviluppi indesiderati hanno portato il panico, ho lanciato una campagna di incontri, dialoghi, convegni e seminari a livello regionale, provinciale e nazionale. Il cammino è stato pieno di sfide, barriere e questioni complesse come l’intolleranza, l’ingiustizia sociale, l’ignoranza, la dicotomia religiosa, mali sociali profondamente radicati, discriminazione di genere e violazione dei diritti umani di base. Così ho analizzato la complessa situazione e mi sono persuaso a intraprendere dei passi coraggiosi. Tutte queste iniziative si sono concretizzate in cordiali rapporti di lavoro con cristiani, Hindu, Sikh, Parsi e Bahai in Pakistan e altrove nel mondo. Inoltre abbiamo apprezzato e sostenuto il governo, le forze armate e le agenzie di sicurezza che combattono il terrorismo e i terroristi.
Così quando sono venuto a Roma, in Italia, e ho incontrato il Papa in Vaticano, lui ha apprezzato il nostro lavoro in Pakistan e ha pregato anche per noi e per il nostro lavoro per la pace.
Illustri ospiti, oggi il mondo si trova a fronteggiare problemi e sfide che portano alla distruzione collettiva. Abbiamo bisogno di mettere a fuoco le cause, i fattori e i rimedi. La mia tesi molto chiara su come consolare lo Spirito di Assisi è che dobbiamo concentrarci sul dialogo piuttosto che su altre opzioni. Dovremmo lavorare su questi fronti per creare un ambiente che aiuti a costruire la pace nel mondo. Oggi c’è bisogno di concentrarsi sugli insegnamenti delle nostre religioni e sui valori religiosi. Se lavoriamo e operiamo secondo questi insegnamenti, troveremo la soluzione ai nostri numerosi problemi e sfide, e potremo portare un cambiamento positivo nel 21° secolo.
Grazie alle risorse delle nostre religioni, le comunità religiose o di credenti potranno dare speranza e forza a tutti coloro che cercano un mondo libero da queste sfide e da questi problemi. La fede sostiene la capacità delle persone di convivere con il pericolo senza esserne sopraffatte; la fede è la volontà di combattere gli ostacoli anche quando appaiono insuperabili.
In definitiva la nostra speranza riposa in Dio che ci ha dato la vita, sostiene il mondo con la sua forza, e ci ha chiamato a venerare la vita di ogni persona e di tutti i popoli.
Proponiamo, quindi, di discutere sia la visione religiosa della pace tra i popoli e le nazioni, sia i problemi legati alla realizzazione di questa visione in un mondo di Stati sovrani privi di ogni autorità centrale e divisi dall’ideologia, dalla geografia, e da rivendicazioni.
Crediamo che la visione religiosa ha un fondamento oggettivo e è capace di una progressiva realizzazione. Il lavoro di molti individui e nazioni è costruire la pace dentro e tra le nazioni; è il frutto di idee e decisioni prese nei settori della vita politica, culturale, economica, sociale, militare e legale.
Riteniamo che la Comunità di Sant’Egidio, che è una comunità di credenti e un’istituzione sociale, abbia un ruolo peculiare, necessario e distintivo da giocare nella ricerca della pace.
Questo è il vero Spirito di Assisi e queste iniziative consoleranno lo Spirito di Assisi.
Io, in quanto rappresentante dei musulmani, degli studiosi religiosi e presidente del Consiglio interreligioso per la pace e l’armonia in Pakistan rivolgo a questo nobile e stimato forum due raccomandazioni:
- Offro volontariamente il mio servizio per questa nobile causa incondizionatamente, se questo forum considerasse necessario e vitale il mio contributo
- Il Consiglio interreligioso per la pace e l’’armonia può ospitare convegni, conferenze e seminari di responsabili religiosi di tutte le fedi, a livello nazionale ed internazionale.
Grazie
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