Diritto a un lavoro equamente retribuito, diritto alla salute e all'istruzione, diritto di voto: in questa parte del mondo oggi sembrano cose scontate, ma per la maggior parte delle donne sono conquiste recenti, in alcuni casi non ancora acquisite. Se ne è parlato ieri a Roma alla Festa della Donna organizzata dalla Comunità di Sant'Egidio, dove donne italiane e immigrate, giovani e anziane, hanno celebrato insieme l'8 marzo, ripercorrendo la storia dell'emancipazione femminile, in un pomeriggio di cultura, festa e testimonianze.
Lidia, 78 anni, originaria della Calabria. Arrivata a Roma giovanissima verso la fine degli anni Cinquanta per lavorare, lo stipendio era poco, le difficoltà tante, non sapeva leggere, all'inizio conosceva solo il dialetto della sua terra. Tra le cose che ama di più? "Andare a votare, mi ricordo che da giovane mi è capitato di fare la fila per 5 ore davanti al seggio per votare, ma era importante".
Storie di anni passati che si ripetono: Pauline, fuggita dalla Nigeria, ha raggiunto Lampedusa su un barcone. Sogna di avere un lavoro normale, per questo ha iniziato a studiare italiano e a freqentare corsi di formazione professionale. Lei che nel suo paese era insegnante, sa bene l'importanza dell'istruzione: "voglio imparare, solo così potrò entrare a far parte veramente di questa società, trovare un lavoro e ricominciare a vivere".
La lingua e la cultura italiane avvicinano queste donne così diverse, ma per alcuni aspetti tanto simili tra loro. Donne venute da lontano che si sono innamorate del nostro paese, come Naho, giovane cantante giapponese che si è esibita alla festa con brani tratti dalle più celebri opere italiane: "Sono venuta qui per studiare canto - dice - e sono rimasta, perchè Roma è la più bella città del mondo".
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