Roma. Cattolici, ortodossi, musulmani, tutti insieme a meditare sull'amore di Dio, su fratellanza e pace. Non si tratta dell'incontro interreligioso di Assisi dell'86, ma di un momento inedito e straordinario di preghiera e riflessione, vissuto ieri pomeriggio nel penitenziario romano di Rebibbia da circa 300 detenuti di nazionalità e fedi diverse.
Alla vigilia del Giubileo delle carceri - dopodomani il Papa celebrerà la Messa a Regina Coeli - l'altro grande penitenziario romano ha vissuto un momento intenso grazie all'impegno dei cappellani guidati da don Sandro Spriano e dei volontari della Comunità di Sant'Egidio. La cerimonia è cominciata alla chiesa del Padre Nostro, dove si sono raccolti oltre 150 detenuti italiani e slavi. Dopo avere portato i ceri e la Bibbia, hanno ascoltato il saluto dei tre cappellani - oltre a don Spriano, don Roberto Guernieri e padre Venanzio Rossetto - e dei sacerdoti stranieri: gli ucraini greco-cattolici padre Eugenio Nebesniak e padre Vasyl Zeikan, il rumeno ortodosso padre Juvenalie, l'abbà Gabriel Selassie Woldu della Chiesa ortodossa etiope. Poi due letture - una fatta da un detenuto - l'omelia di don Spriano, le preghiere spontanee da parte dei reclusi.
Contemporaneamente in palestra i detenuti musulmani - 120 marocchini, algerini, tunisini, egiziani, sudanesi, albanesi e rom dell'ex-jugoslavia - hanno accolto l'imam della grande moschea di Roma, Mahmoud Hammad Sheweita, che ha guidato la preghiera. Gioia e grande commozione quando l'imam ha distribuito una cinquantina di corani e di tappetini per pregare.
Al suono delle campane della chiesa, cristiani e musulmani si sono quindi uniti nel teatro dove li aspettava anche il direttore di Rebibbia, Massimo Di Rienzo. Una volontaria di Sant'Egidio, Stefania Tallei, ha ricordato lo spirito di pace e amicizia dell'incontro voluto ad Assisi nell'86 dal Papa con i rappresentanti di tutte le religioni del mondo. Spirito che la comunità ha poi rinnovato in città care a tanti detenuti: Gerusalemme, Bucarest, Varsavia. Spirito che vince il male, ha detto, anche lì dove non sembra ci sia spazio per la speranza. L'imam ha invocato tra tutti i credenti un clima di fratellanza impegnandosi a tornare, tutti i venerdì del Ramadan, per guidare la preghiera.
Luca Liverani
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