La Provincia Frosinone | 9 Mai 2012 |
Il sogno di Dio per il mondo |
Gli studenti della Media, esibitisi anche con il coro, hanno letto il volume invitando a scuola il Vescovo per discutere delle profonde tematiche trattate |
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ll libro scritto dal vescovo mons. Ambrogio Spreafico appare nello scorrere i fogli una sorta di "sogno di Dio per il mondo”. L'invito rivolto all'autore dalla professoressa Paola Mignardi è stato accolto alla presenza di numerosi studenti. Un mondo dove l'uomo pare girovagare, non già senza una meta, ma incontrando il fratello, parlando con lui, per realizzarsi allungando una mano.
«Oggi c’è bisogno di essere fratelli - ha risposto ad una delle tante domande che gli alunni gli hanno proposto - amare chi è povero. Attenzione però, perché povero è colui che ha una condizione di vita fragile, che è nella solitudine e non per forza senza soldi. Dobbiamo ascoltare tutti e non far finta di essere amico solo per convenienza.Spesso ci capita di sentirci realizzati quando tentiamo di eliminare chi è paradossalmente nostro concorrente».
L'unità dei cristiani, dei popoli. «Io sono del Nord, ma non riesco a condividere quella idea della secessione, siamo tutt'uno cosi come non possiamo respingere chi arriva da noi chiedendo un tozzo di pane o lavoro. Siamo tutti un popolo di emigrati. I nostri che ho incontrato in America, in Canada, da anni son partiti dall'Italia per lavoro, perché da noi si moriva di fame e quanti arrivano ora in Italia, perché li rifiutiamo?».
Come allora vivere il Vangelo? «Conosco a Roma amici che sicuramente conoscerete anche voi, quelli della Comunità di Sant'Egidio. Non pregano o leggono solo il Vangelo, ma lo mettono in pratica cosi come alcuni giovani delle nostre parrocchie. Non aiutano i poveri ma sono con loro. Questo è quanto ci ha insegnato Gesù».
Che cosa è la Fede e come possiamo trasmetterla ad altri? «La Fede non si impone ad altri. E' un dono di cui ognuno deve rispondere. La Fede va vissuta, non da soli, ma con altri, leggendo e mettendo in pratica la Parola. Oggi, si chatta e non si riesce più a comunicare, a chiedere l’amicizia se non tramite facebook. Non siamo capaci a volte a far silenzio per ascoltare l'altro. Noi siamo chiamati a vivere insieme, anche con chi non è come noi. Dobbiamo tirar fuori il bene che ognuno di noi ha dentro».
Che ne pensa il vescovo dei ragazzi che hanno letto il suo libro e che indbssano le t-shirt con il logo "Da nemici a fratelli"? «Sono stupito, ma contento, ascoltando le vostre domande - ha concluso mons. Ambrogio -. Quando l'ho scritto, ho pensato che il commento di alcuni brani del Vangelo avrebbero fatto bene a me, sperando di offrire un piccolo contributo anche a qualche lettore.
Grazie per quello che mi avete chiesto oggi, perché avete dimostrato che il vostro ‘io’ ha saputo accogliere qualche frase dei miei brevi capitoli. Ascoltandovi mi vien voglia di chiedere al mio editore di far aggiungere un altro capitolo al libro, quello che oggi voi mi avete posto con le domande. Grazie, perché vuol dire che la nostra famiglia è unita, non chatta, ma è testimone della Parola di Gesù che voi oggi avete saputo trasformare in una vera lezione di vita».
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