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Gazzetta del Lunedì

2 Januar 2012

Duemila persone alla manifestazione organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio

Jessica, dall’Ecuador alla Liguria per regalare ai suoi figli un futuro

«Integrazione da istruzione e cultura, perché non si debbano mai sentire soli»

 
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Pace contro la cultura del disprezzo. Palloncini per dire no alla guerra. Sono solo due aspetti della Marcia della Pace che ogni anno la Comunità di Sant'Egidio organizza nel primo giorno dell'anno e che anche a Genova richiama numerose persone. Duemila quelle che ieri hanno voluto iniziare il 2012, "camminando" dalla Basilica dell'Annunziata alla Cattedrale di San Lorenzo, dietro un maxi striscione dove è raffigurata una colomba con il classico ramoscello d'ulivo: l'icona della pace.
Una manifestazione che, però, è anche l'occasione per fare il punto sulla situazione genovese e, in questo senso, è risaltata la testimonianza di Jessica Gavilanes, una signora giunta ormai da tempo a Genova, proveniente dall'Ecuador. Impegnata ora al fianco degli amici di Sant'Egidio (gli stessi che l'avevano accolta al suo arrivo), Jessica in poche parole ha raccontato in maniera efficace i suoi valori e le sue speranze. «La famiglia - ha detto nel suo intervento - è una risorsa e per i nostri figli desideriamo integrazione, istruzione e cultura perché non si sentano mai soli». Andrea Chiappori, responsabile genovese di quella che è ormai da tempo chiamata la "piccola Onu" per i successi raggiunti con le sue mediazione, ha invece voluto portare l'attenzione sul recente Natale, dove nella solidarietà di tanti si è visto un importante segno positivo (i pranzi organizzati dai volontari hanno raccolto oltre 4mila persone), ma al tempo stesso ha anche messo in guardia nei confronti di un modo di vivere senza gli altri e contro gli altri, che spinge allo scoraggiamento ed al sentirsi inutili. «il vuoto della vita rende aggressivi, lo abbiamo visto nei recenti fatti di Firenze, dove alcuni senegalesi sono stati uccisi, e di Torino, dove un campo rom è stato incendiato per un motivo futile ed inventato» ha ricordato, spiegando anche che quello della pace «è un tema importante» ed apprezzando la scelta di Benedetto XVI di dedicare la Giornata 2012 all'educazione dei giovani alla Pace perché, ha spiegato, «in questo modo il Santo Padre ci esorta a pensare al futuro, in un momento (quello della gioventù, ndr) in cui il futuro è visto come qual-cosa di lontano». Non solo: «È anche un invito a riflettere sui tanti dolori del mondo, perché la pace non si vive da soli». Al termine delle riflessioni nella Basilica dell'Annunziata (momento concluso dall'intervento del cardinale Angelo Bagnasco), i duemila presenti (tra cui numerosi bambini delle Scuole di Pace), si sono messi in marcia per raggiungere San Lorenzo. I palloncini colorati tenuti fin lì per mano, sono stati liberati mentre numerosi cartelli portavano i nomi dei paesi in guerra. Un corteo pacifico, festoso e fiducioso che sembra voler indicare la strada a chi, a Genova come altrove, guarda con preoccupazione alla realtà ma al tempo stesso non si lascia schiacciare dalle preoccupazioni e non perde la speranza.


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