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13 Novembre 2015 | GENOVA, ITALIA

Consegnati a Genova i diplomi della Scuola di italiano di Sant'Egidio: lingua e cultura le chiavi per l'integrazione

 
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La lingua e la cultura sono una strada per vincere la paura degli altri e costruire le nuove generazioni di italiani. La consegna degli attestati della Scuola di Lingua e Cultura Italiana di Sant'Egidio di Genova, domenica 8 novembre, è stata l'occasione per riflettere sul futuro della città e sulle vie per l'accoglienza e l'integrazione dei nuovi europei.

Cinquecento gli iscritti nella sede genovese della scuola nello scorso anno, un centinaio i richiedenti asilo che hanno frequentato il corso estivo, ma anche chi ha ricevuto il diploma Celi (certificazione linguistica conseguita in collaborazione con l'Università per Stranieri di Perugia) e un gruppo di donne ucraine non udenti che frequentano dallo scorso anno, accompagnate da un mediatore che traduce le lezioni nella lingua dei segni. Erano tanti i "nuovi italiani" che hanno partecipato alla cerimonia e festeggiato insieme ai loro maestri.

"C’è bisogno in questo tempo di una nuova visione per l’Europa, di andare oltre lo spaesamento, di andare oltre la paura dell’invasione - ha spiegato Claudio Bagnasco, maestro della scuola di Sant'Egidio a Genova - la presenza di amici che vengono da lontano ci dona un cuore, dona sentimenti di commozione, di solidarietà e anche di indignazione, scuotendoci dal torpore, dall’indifferenza, dall’inerzia". Mor Gueye, senegalese di 36 anni, in Italia da quattro, ha parlato del futuro: “a volte le giornate sono davvero una battaglia dura per andare avanti, per non restare schiacciati dalle difficoltà. Però c’è un  futuro che non è solo mio, non è solo di ogni singolo cittadino, ma è di tutti noi insieme. Questo futuro  lo dobbiamo costruire insieme. Abbiamo bisogno di cercarci, non di ignorarci”.

E Abir, liceale di origine marocchina, ha spiegato così cosa vuol dire per lei essere una nuova cittadina italiana: "in casa tra di noi parliamo berbero, professiamo la religione islamica, mangiamo cibo marocchino. Le mie origini segnano fortemente la mia vita, ma io oggi mi sento figlia di due paesi, il Marocco che ha dato i natali alla mia famiglia e l’Italia che li ha dati a me, dove studio e dove vedo il mio futuro. Essere italiana per me oggi vuol dire contribuire, nel mio piccolo, alla costruzione di un paese accogliente, generoso verso tutti, un paese che si preoccupa di portare la pace dove non c’è". Tante le autorità presenti: dalla Fondazione per la Cultura di Palazzo Ducale, a Marco Allegretti, primo dirigente dell’Ufficio Immigrazione della Questura di Genova, fino a Sara Pagano, Direttore generale dell'Ufficio scolastico regionale: la Scuola di Lingua e Cultura Italiana di Sant’Egidio - ha detto - riesce ad arrivare anche là dove le istituzioni non riescono e integrare attraverso l’insegnamento. È così che, dall’accoglienza si arriva all’inclusione".

 

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