change language
tu es dans: home - l'oecum�...dialogue - rencontr...tionales - antwerp ...e future newslettercontactslink

Soutenez la Communauté

  

Les arrivées des premiers couloirs humanitaires 2018 en Italie. La nouvelle phase du projet, devenu un modèle d'accueil et d'intégration pour l'Europe

"PAIX SUR TOUTES LES TERRES" : 1er janvier, une marche pour un monde qui sache accueillir et intégrer

Le premier jour de l'année nouvelle, manifestations sur tous les continents pour soutenir le message du pape François

De l'Indonésie au Salvador, de l'Allemagne au Mozambique, voici les nouvelles galeries d'images des repas de Noël de Sant'Egidio dans le monde

Des photos continuent d'affluer de tous les continents, regardez-les sur notre carte interactive!

Galerie de photos et vidéos du repas de Noël à Santa Maria in Trastevere

Visite virtuelle de la crèche de Sant'Egidio : Jésus accueilli par les pauvres, les malades, les sans logis et les hommes de toutes confessions

Sant'Egidio et la Muhammadiyah signent à Djakarta un nouvel accord pour la paix et le dialogue interreligieux

une délégation de la Communauté menée par Marco Impagliazzo se trouve en Indonésie

Sant'Egidio au conseil de sécurité de l'ONU pour un point sur la République centrafricaine

Mauro Garofalo : "Le succès de ce premier désarmement garantit la crédibilité de l'ensemble du processus en actes"

Donner à manger aux personnes âgées au Mozambique : distribuitions d'aides alimentaires aux plus pauvres dans la ville de Beira

Aidons les réfugiés rohingyas au Bangladesh

La Communauté de Sant’Egidio lance une collecte de fonds pour envoyer des aides dans les camps de réfugiés au Bangladesh, en collaboration avec l’Eglise locale

Tous les textes de la rencontre #Pathsofpeace

L'assemblée d'inauguration de la rencontre internationale Chemins de Paix

Chemins de 2017 : tout sur la rencontre internationale des religions du monde pour la paix

Le programme, les intervenants et les événements en direct streaming

Global friendship, #MoreYouthMorePeace : le message et l’engagement des Jeunes pour la paix à Barcelone

rendez-vous l’année prochaine à Rome !

 
version imprimable
8 Septembre 2014 16:30 | AMUZ Hall

Intervento


Marc-Antoine Pérouse de Montclos


Institute of Geopolitics, France

Ringrazio la Comunità di Sant’Egidio per questa occasione.  

Boko Haram è un vero enigma, a partire dal nome. La Nigeria è un paese di 170 milioni di persone. La situazione è molto complessa e quindi parlerò di due questioni in particolare. 

Ci dobbiamo domandare perché negli ultimi 5 anni, Boko Haram si è rivolto contro i cristiani. In un summit africano del maggio scorso si è cercata una risposta a Boko Haram che si è diffuso in Cameroun, in Niger, in Ciad. Perché Boko Haram attacca i cristiani?

Dobbiamo guardare alle origini di Boko Haram. Questo gruppo è nato nella parte nord orientale della Nigeria, dove c’era un predicatore molto violento, Mohammed Yusuf,  che ha scritto un libro in arabo ispirato da un gruppo salafita dell’Arabia Saudita. In questo libro non attacca direttamente i cristiani, ma dice: voi dovete stare lontani dai cristiani. Dunque questa era la dottrina di Mohammed Yusuf prima che fosse ucciso da un complotto.


Map by Institut français de géopolitique, 2013.
Source: Nigeria Watch (data: June 2006 - October 2013
)

All’inizio della sua attività questo predicatore si faceva vedere in pubblico, ma quando l’esercito ha cominciato una campagna di repressione ha cominciato a  nascondersi, a vivere in clandestinità. Questo gruppo è nato dalle ceneri di quello precedente e ha cominciato ad attaccare sistematicamente i cristiani. C’erano state anche nella prima fase alcune vittime fra i cristiani, ma solo perché erano considerati contro la shari’ah. Oppure erano stati uccisi perché collaboratori dei servizi segreti.

Solo dopo il 2010 sono iniziati gli attacchi pianificati contro i cristiani. Per esempio quello del Natale del 2011, che ha avuto molto risalto sui giornali francesi. E’ stato allora che il gruppo ha cominciato ad essere ben conosciuto. 

Ci fu inizialmente una incomprensione: si è pensato si trattasse di una crisi religiosa tra musulmani e cristiani, ma Boko Haram non è questo, ma è piuttosto una guerra all’interno dell’Islam.

Dal 2010 in poi hanno cominciato ad attaccare i cristiani e voglio spiegare perché. Nel 2011 la situazione è peggiorata e nel 2012 è stato imposto un ultimatum ai cristiani perché lasciassero quella regione. Nel 2013 è stato proclamato lo stato d’emergenza, quindi Boko Haram ha avuto successo. Hanno veramente conquistato del territorio e adesso stanno conquistando terreno nella parte sud della Nigeria, la più popolata. Stanno conquistando città dove c’è una percentuale di cristiani più alta che nel nord.

Allora dobbiamo porci una domanda: hanno detto che vogliono istituire un califfato e stanno provando a farlo nel sud perché ci sono i cristiani o è solo per attrarre l’attenzione dei media? C’è, infatti, più attenzione dei media se loro agiscono in un’area cristiana. 

Questa infatti, non è una guerra fra religioni: si tratta di un gruppo dissidente che ha lanciato una guerra contro i musulmani. Due terzi delle vittime dei Boko Haram erano musulmani, ed è logico perché la regione dove agivano era essenzialmente musulmana. Dopo l’esecuzione del leader, Yusuf, questo gruppo ha iniziato ad attaccare quelli che loro chiamano “cattivi musulmani”.

Perché allora attaccano i cristiani? Ci sono tre ragioni. La prima: perché sono un simbolo di potere. Sono considerati un simbolo della colonizzazione, perché vengono dal sud e sono stati sostenuti dal potere britannico. Boko Haram infatti è anche un movimento anti-coloniale che denuncia i difetti di uno stato costruito sullo stampo coloniale.

Un’altra ragione è che vogliono giocare il gioco dei media: vogliono che la gente parli di loro, che i media parlino di loro. Allora uccidono i cristiani. Grazie all’eccidio del Natale 2011 sono usciti sui giornali francesi. Abbiamo studiato questo fenomeno: noi sappiamo che la violenza fra i musulmani in Nigeria non appare sui giornali occidentali, ma se i musulmani uccidono i cristiani, allora se ne dà notizia. 

Questo genera una incomprensione: è un’idea falsa che quella di Boko Haram sia una guerra tra cristiani e musulmani. La realtà è che i cristiani sono le vittime di una guerra che non era diretta contro di loro.

La terza ragione per cui Boko Haram attacca i cristiani è che, dopo la morte di Yusuf, volevano copiare il modello di Al Qaeda, un modello di livello mondiale. La stessa iconografia utilizzata dallo sheikh si basa su un modello di rivoluzione ispirata ad Al Qaeda.

Questo ci spiega perché veramente hanno scelto come obiettivo i cristiani.

Voglio rispondere ad un’altra domanda. C’è un grafico, forse non facile da leggere: 


Fonte: www.nigeriawatch.org

quando è stato dichiarato lo stato d’emergenza in Nigeria, nel 2013, c’è stato un grande aumento di morti, perché c’è stata una risposta militare a questo fenomeno. Quindi la situazione è estremamente seria: sentiamo parlare di campi di morte. E’ molto seria sia per i cristiani che per i musulmani.

Sono stato in Ciad per lavorare con i rifugiati. Loro fuggono da Boko Haram: per me è chiaro che una risposta militare non può risolvere questo problema.

Noi vediamo che dopo la risposta militare c’è stato un ulteriore aumento dei morti fra i civili. Ma questo è un conflitto asimmetrico, con i militari che combattono contro un gruppo armato. Quello che ci preoccupa è l’internazionalizzazione della repressione contro Boko Haram. Una gran parte del budget nigeriano infatti è dedicato proprio a combattere Boko Haram. Un budget molto alto. 

Nei tre stati che sono stati considerati in emergenza, l’esercito non ha i mezzi per combattere a causa della corruzione. Boko Haram non è stato finanziato dall’Arabia Saudita, loro hanno preso le armi dall’esercito nigeriano, perché i Boko Haram non hanno un supporto internazionale così forte, ma loro vogliono internazionalizzare il conflitto.

In sintesi, a livello militare l’esercito deve essere messo a difesa dei civili, non  portare avanti, come adesso, solo la repressione, ma deve impedire che i civili soffrano. Allora dobbiamo aumentare la risposta militare, ma l’esercito deve avere il mandato di proteggere i civili.

Quando si parla di Boko Haram molti lamentano il fatto che i leader islamici non lo condannano chiaramente. Ma bisogna capire che questi leader possono essere facilmente uccisi se condannano la violenza di Boko Haram. Quindi deve esserci una protezione per chi testimonia, per chi parla contro questa violenza.

Se non sono protetti, i civili non si contrapporranno. 

Quello che dobbiamo fare è sradicare questo spirito, questa mentalità. Dobbiamo aiutare i giovani musulmani, molti dei quali sono disoccupati, a capire che Boko Haram è una perversione dell’Islam.

Ci sono molti fatti che provano che la risposta militare non è la migliore risposta per contenere questo problema. Ci deve essere una risposta sociale, che cerca di sradicare questo spirito: hanno bisogno di un aiuto umanitario, come i rifugiati che vanno nei paesi vicini.

Infine, si parla sui negoziati: quando vuoi negoziare c’è una posta sul tavolo, ma noi vediamo che il governo “commercia” con l’opposizione. C’è una guerra di parole su Boko Haram. E questo sta diventando un fatto elettorale e questo in qualche modo distrugge il dibattito. E’ stato dichiarato lo stato di emergenza, quindi si crede che ci sia una risposta militare. Quando vedete Scekéau pensate che non ci sia un margine di negoziazione, ma con questo tipo di conflitti bisogna mantenere il dialogo, è assolutamente necessario. Dobbiamo parlare della possibilità di un’amnistia. Dopo che hanno rapitole ragazze, sappiamo che loro hanno proposto uno scambio di prigionieri. Perché non lo abbiamo fatto prima con dei negoziati?

 

PROGRAMMA
PDF

LIVE STREAMING



NOUVELLES CONNEXES
30 Janvier 2018
BANGUI, RÉPUBLIQUE CENTRAFRICAINE

Chantal, Elodie et les autres : des enfants en soins avec le programme DREAM à Bangui, capitale de la Centrafrique

IT | ES | DE | FR | CA | NL
25 Janvier 2018
ROME, ITALIE

Centrafrique. Le président Touadéra en visite à Sant’Egidio : « Merci pour le soutien au processus de paix : la nouvelle phase de désarmement commence maintenant »

IT | ES | DE | FR | PT | CA | ID
1 Janvier 2012

Marche pour la paix sur toutes les terres


Rome, un long cortège jusqu'à la Place Saint-Pierre. Les salutations du pape Benoît
IT | DE | FR | NL | RU
24 Octobre 2011

L'Esprit d'Assise : 25 années de prière pour la paix

IT | EN | ES | DE | FR | PT | CA | NL | RU
21 Mars 2011

Jos (Nigeria) : conférence sur la paix, le service aux pauvres et le dialogue interreligieux

IT | EN | ES | DE | FR | PT | CA | NL
2 Janvier 2011

A Rome, le pape salue les participants à la marche "Paix sur toutes les terres" organisée par la Communauté de Sant'Egidio

IT | ES | DE | FR | PT | CA | NL | CS
toutes les actualités liées

ACTUALITÉS À L'AFFICHE
2 Février 2018

D'Argentine au sanctuaire des martyrs de Saint-Barthélemy, les reliques des religieux tués en 1976


La prière a été présidée par Mgr Oscar Vicente Ojea, président de la Conférence épiscopale argentine
IT | ES | FR
1 Février 2018 | IRAK

Irak : inquiétude de Sant'Egidio devant le recours à la peine de mort

IT | ES | DE | FR
30 Janvier 2018 | PARIS, FRANCE

Bienvenue ! L'arrivée à Paris de 40 réfugiés syriens par les couloirs humanitaires ouverts en France

IT | ES | DE | FR | CA | ID

ASSOCIATED PRESS
26 Février 2018
Roma sette
Congo e Sud Sudan, Gnavi: «La liberazione ha il nome di Gesù»
23 Février 2018
Domradio.de
"Wir können Frieden organisieren wie andere den Krieg"
22 Février 2018
Famiglia Cristiana
La preghiera sia un urlo contro le guerre
21 Février 2018
Vatican Insider
Sant’Egidio si unisce alla Giornata di digiuno per Congo e Sud Sudan indetta dal Papa
21 Février 2018
SIR
Giornata preghiera e digiuno: Comunità di Sant’Egidio, adesione all’invito del Papa. Veglia nella basilica di Santa Maria in Trastevere a Roma e in molte città italiane
toutes les revues de presse associées