Un pomeriggio qualsiasi a Begato, una ventina di ragazzini riuniti attorno ai volontari di Sant'Egidio e a una chitarra.
«Sapete spiegare - chiede l'educatore rivolgendosi ai piccoli presenti - perché la nostra si chiama scuola della pace?». Alessandro, 12 anni, alza la mano: «Perché qui non ci sono i ragazzi più grandi che picchiano».
La violenza e l'emarginazione sono lontane dai locali gestiti da Sant'Egidio, tappezzati di manifesti colorati e disegni per allontanare il grigiore della quotidianità. Sono tante le immagini che possono "fotografare" i primi quarant'anni delle Scuole della pace a Genova compiuti nel 2017 e il mezzo secolo dalla nascita tra le periferie romane più degradate che si avvicina.
«Là, agli inizi della Comunità di Sant'Egidio, un gruppo di giovani studenti cominciò a lottare contro l'esclusione di troppi studenti dalla scuola pubblica, come sapeva e come poteva», scrive il fondatore della Comunità, Andrea Riccardi, nella prefazione del libro "Alla scuola della pace", (San Paolo edizioni).
Era il Sessantotto, il modello per il mondo cattolico progressista era la scuola popolare di don Lorenzo Milani, nelle periferie romane esistevano realtà di degrado «da terzo mondo».
Da allora il mondo è cambiato e sono cambiati i bisogni, ma quel modello di educazione e insegnamento, basato sul doposcuola offerto gratuitamente nei luoghi dove l'emergenza educativa è più forte, è ben vivo e presente in 70 Paesi del mondo. Solo a Genova ce ne sono cinque e oggi al Cep sarà inaugurata una nuova sede all'interno del plesso scolastico Voltri 2. integrata con la scuola pubblica.
Le 100 lire di Salvatore
La storia di Sant'Egidio e quella delle scuole popolari si intrecciano strettamente fin dalle origini. «Ia nostra Comunità stava nascendo e si riuniva nei locali della parrocchia della Neve a Bolzaneto, là c'erano tanti immigrati del sud Italia, accolti soprattutto nelle case popolari del Giro del Vento», ricorda Andrea Chiappori, fondatore e anima genovese di Sant'Egidio. Allora, era un neolaureato di 24 anni che aveva trovato un impiego in banca ma come molti altri che avrebbero preso strade diverse - non era soddisfatto della società del tempo.
La scuola del Giro del Vento, nei ricordi dei ragazzi di allora, ha gli occhi di Salvatore, un bambino meridionale che girava per strada chiedendo a tutti cento lire. Era il 1977, quarant'anni fa. «Gli domando se sapeva leggere e scrivere. No, rispose. E poi: lo sai quanto fa 50 più cinquanta? Ancora no, rispose. Ma quanto facevano 50 lire più 50 lire invece lo sapeva: "100 lire!", rispose illuminandosi. Salvatore è stato uno dei primissimi a seguirci, ha frequentato la scuola pubblica e per anni ho avuto sue notizie. So che lavorava, si era fatto una famiglia. Spero che tutto gli sia andato bene».
La scuola popolare di Bolzaneto nacque così, un anno dopo si sarebbe aggiunta quella del Campasso, nella quale erano i ragazzi del liceo scientifico Fermi a dare ripetizioni, invece di rincasare al termine delle loro lezioni. E poi sarebbero nate le scuole popolari (dagli anni Ottanta battezzate "Scuole della pace") al Cep, a Begato, nel Centro Storico, a Molassana, a Cornigliano.
Le Scuole della pace oggi
«La Scuola della Pace è un servizio completamente gratuito e autofinanziato svolto tre pomeriggi la settimana dai giovani della Comunità di Sant'Egidio: studenti liceali e universitari, coordinati e formati da alcuni adulti qualificati - racconta Sergio Casali, uno dei responsabili . Ma è anche un'alternativa alla strada, al deserto di spazi di socializzazione e al culto della forza e della sopraffazione».
Oltre al sostegno scolastico, una grande importanza viene data alla socializzazione e alla formazione: nelle scuole della pace i bambini e i ragazzi sono guidati alla convivenza, all'accoglienza, ad acquisire regole alternative al conflitto e alla contrapposizione. Il desiderio di "fare qualcosa" per aiutare chi è più debole nasce naturalmente. E allora ecco le visite agli anziani, le raccolte per sostenere chi vive per strada, iniziative come la tradizionale manifestazione "Il Rigiocattolo", mostra-mercato di giochi usati a De Ferrari che unisce il tema del riciclo a quello della solidarietà con l'Africa, preparato in ogni quartiere, coinvolgendo le scuole dell'obbligo.
Il "battesimo" al Cep
Oggi sono più di cinquecento gli iscritti a Genova a cinque diverse scuole della pace, al 60% appartenenti a famiglie provenienti da altri paesi: in Valbisagno (nata per l'integrazione dei nomadi, poi allargata al quartiere dopo la chiusura del campo di via Adamoli), nel centro storico in Canneto il lungo, a Cornigliano ai giardini Melis, a Begato presso la parrocchia di San Giovanni Battista. Al Cep, la scuola era ospite della parrocchia di Maria Madre del Buon consiglio.
Ma oggi al Cep apre una nuova sede all'ultimo piano della scuola Aldo Moro, più funzionale e in stretta sinergia con la scuola pubblica. La ristrutturazione è stata finanziata da Rina, Fondazione Carige e Ansaldo Energia. Ed è un segnale forte: esistono edifici pubblici che possono essere in qualche modo restituiti alla collettività, senza nemmeno snaturarli.
«Oggi al Cep seguiamo una cinquantina di bimbi delle elementari, circa quaranta delle medie e una quindicina delle superiori - riprende Casali - questi ultimi hanno bisogno di aiuto e qualche ripetizione, poi a loro volta si prestano per fare volontariato, soprattutto tra gli anziani». Perché la solidarietà non si impara a scuola, ma nasce dall'esempio.
Bruno Viani
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