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27 Juni 2010

La storia di William Alfredo Quijano Zetino il giovane di Sant'Egidio ucciso nel 2009

Per un futuro di pace a San Salvador

 
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«Lo hanno ucciso per invidia, perché era un ragazzo buono»: è la frase che tutti ripetono ad Apopa, quartiere periferico di San Salvador. Parlano dell'assassinio di William Alfredo Quijano Zetino, un ragazzo di 21 anni ucciso dalle maras, le bande giovanili che terrorizzano da tempo le grandi città del Centro America.

William era un ragazzo come tanti altri. Figlio di una famiglia povera, suo padre faceva il tassista, ma è morto presto, quando lui era piccolo. La madre, venditrice ambulante, tira su da sola i quattro figli e un nipotino, tra ristrettezze economiche e rinunce. Non si tratta di una situazione inedita nelle aree marginali del Salvador: molte donne, purtroppo, restano sole a difendere quello che resta della famiglia. A differenza di tanti suoi coetanei, rassegnati ad un mondo violento, William Alfredo Quijano Zetino è un ragazzo solare. Al suo funerale vennero migliaia di giovani e di bambini, tutti con un episodio da ricordare: William si è fatto amare. Voleva sempre aiutare gli altri: «un buono» appunto. È un ragazzo di fede. Sua madre ricorda con emozione le preghiere serali in casa con questo figlio affettuoso, che a diciassette anni ha aderito alla Comunità di Sant'Egidio, senza mancare mai alle preghiere e alle varie attività.

Ad Apopa tutti lo conoscono per la sua tenerezza verso i bambini e i più piccoli. Da tempo le rnaras hanno capito che quel ragazzo non diventerà mai uno di loro sulla via della violenza e della forza. E ne temono la popolarità. Sembra assurdo che un giovane possa incutere tanto timore e tanta invidia. Questo dimostra che si può, a mani nude, con un sorriso e una mano tesa, fare la differenza. Nel suo quartiere William crea la «scuola della pace» dove la Comunità di Sant'Egidio raccoglie i bambini più poveri per farli studiare e toglierli dai pericoli della strada. Pensa che sia un esempio bello e alternativo per giovani desiderosi di cambiare la realtà senza violenza. L convinto della necessità di parlare ai più piccoli di pace, di solidarietà e di amicizia. In poco tempo la scuola della pace di Apopa raduna decine di bambini tra i sei e i dodici anni e William ne è il responsabile. Parla con tutti e spiega che bisogna opporsi sempre alla violenza costruendo un clima di fiducia.

Per Apopa è una rivoluzione. Per le maras un vero e proprio affronto. Le bande, formate da giovani come lui, vivono di furti ed estorsioni. Ogni mara controlla un territorio e impone a tutti il racket: versare piccole quantità di denaro per svolgere le normali attività oppure vedersi distruggere la baracca o peggio. Ad Apopa i giovani salvadoregni che vogliono uscire dal quartiere per andare al lavoro sono costretti a pagare un quarto di dollaro al giorno. William si è iscritto all'università: l'unico della sua famiglia. La sua idea è che non occorre affrontare le maras sul loro terreno, ma mostrare un via diversa. Per le bande William rappresenta un «pericolo». Molti invidiano la sua serenità e la sua forza attrattiva.

Nell'ultimo anno l'impegno di William diviene anche civile. Lo stesso comune di San Salvador lo nota, incaricandolo di un importante progetto di sensibilizzazione dei giovani allo sport. Un programma per il riscatto della gioventù dei quartieri più problematici. F troppo. Il 28 settembre 2009 due giovani mareros si appostano nel vicolo che porta alla casa del giovane William, attendono il suo rientro dal lavoro e lo uccidono con tre colpi di pistola.

La storia di William Alfredo Quijano Zetino in difesa dei giovani e contro la violenza richiama quella di tanti altri, sacerdoti e laici, testimoni della fede in tempi e terre difficili. L ancor più significativo che la sua vita e la sua morte avvengano nel Paese di monsignor Oscar Romero, assassinato sull'altare.

Lo scorso 24 giugno la madre di William ha ricevuto, in memoria di suo figlio, la Colomba d'Oro per la Pace attribuita ogni anno dall'«Archivio Disarmo», uno dei più noti premi per la pace italiani. Nella motivazione è scritto «contribuendo a strappare tanti bambini dalla violenza della strada, William ha salvato delle giovani vite, non si è curato della propria.., la giuria premia il senso di abnegazione che ha caratteristiche di unicità, che non deve essere dimenticato e lasciato isolato».


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