A pochi mesi dal cinquantesimo compleanno della Comunità di Sant'Egidio, attivissima a Padova soprattutto con i bambini e le persone di strada, esce in libreria "Alla scuola della pace", edito dalla Comunità di Sant'Egidio: «un libro che apre il nostro cammino verso il prossimo anniversario, il 7 febbraio» spiega Mirko Sossai, rappresentante padovano di Sant'Egidio «e che è frutto dello sforzo di raccontare l'anima originaria della comunità, nata nel 1968 proprio per incontrare i bambini delle borgate romane. A tanti anni di distanza, quell'attività con i più piccoli si è allargata a settanta paesi di tutto il mondo: a Padova c'è una realtà ben radicata, che conta tre scuole frequentate da più di cento bambini. Per loro, il titolo del libro è familiare: "Alla scuola della pace" è l'inizio dell'inno che cantano, non solo a Padova ma in tutto il mondo».
Il libro è stato presentato ieri in Sala Anziani a Palazzo Moroni oltre che dallo stesso Sossai anche da Giuseppe Milan (docente di pedagogia interculturale, Università di Padova), Elisa Rizzato (coordinatrice delle scuole della pace di Padova, Comunità di Sant'Egidio), Maurizia Butturini (insegnante e scrittrice) e dall'assessore Francesca Benciolini. Un libro scritto a più mani, comprese quelle di molti bambini. Si articola in sei capitoli intensi, che raccontano le storie d'amicizia fra i piccoli e i loro educatori.
«Non sono storie d'infanzia come la immaginiamo solitamente» commenta Maurizia Butturini, insegnante e scrittrice «quindi coccolata e iperprotetta. Sono piuttosto storie d'infanzia negata, ignorata nei propri diritti e bisogni. E' una lettura che mi ha catturata, emozionata, ma anche un po` turbata». Un libro da cui si possono trarre non solo emozioni e riflessioni, ma anche esempi: «i quartieri, regno della Comunità di Sant'Egidio» spiega l'assessore alla cooperazione internazionale e alla pace, Francesca Benciolini «sono i luoghi dove si svolge la vita delle persone, e dove cresce la cultura della pace. Dai quartieri devono partire i percorsi per una città di pace, e io da questa lettura ne ho individuati almeno tre. Tre strade, che sono tre obiettivi da perseguire. Prima di tutto, abitare i luoghi. Sant'Egidio ci insegna che i quartieri vanno vissuti. In secondo luogo, l'incontro: tra persone diverse, adulti e bambini. L'incontro è un'azione fondamentale che porta alla pace. In ultimo l'integrazione, intesa come commistione: il doposcuola non deve essere un luogo dedicato ai bambini che non vanno bene, che non prendono buoni voti. Deve essere un'attività a cui vogliono partecipare tutti. Così le differenze spariscono».
s.q.
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