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Il Corriere del Mezzogiorno

Meán Fómhair 20 2014

Aspettando il Santo Padre. Cambiati direttori e vertici. Da 2900 i detenuti ridotti a 1800. La svolta a marzo dopo l'ispezione della commissione Ue

"Poggioreale non è più un inferno. Ecco il perchè". Mattone, Sant'Egidio: ora è un laboratorio di riforme

 
leagan inphriontáilte

NAPOLI - Quasi tremila detenuti al posto dei 1900 che può accogliere, assistenza sanitaria zero, tensioni, violenza. Il carcere di Poggioreale è un inferno. «No, guardi, queste cose erano vere fino a marzo. Ora la situazione è totalmente cambiata. In meglio. I detenuti sono appena 1800 e il progetto di riforma, che già ha portato tantissimi cambiamenti, sta andando avanti». Antonio Mattone, responsabile della Comunità di Sant'Egidio per le carceri in Campania, è uno che nelle celle entra e esce da anni con molta frequenza. No, non è un recidivo, ma un volontario che ha conosciuto l'inferno di Poggioreale, quello descritto con crudezza anche nel film «Il camorrista», e ora assiste alla riforma. Cosa è cambiato e perché?
«Tutto. Ad esempio i vertici del penitenziario, dal direttore al suo vice fino ai capi dei vari dipartimenti interni. Una scelta voluta dal ministero dopo la visita, a marzo, della Commissione europea sui diritti umani. Quello che i delegati di Bruxelles videro era indicibile. Condizioni disumane. Basti pensare che Poggioreale era il carcere più affollato d'Europa con meno di tre metri quadrati a persona. La reazione della Ue è stata durissima e il ministero è corso ai ripari».
Però c'era stato anche il presidente Napolitano.
«Sì, ma decisiva è stata l'Europa. E i benefici sono stati a catena. Molti detenuti sono stati inviati a Carinola che da carcere di massima sicurezza è diventato un penitenziario modello con sperimentazioni di recupero. E a Poggioreale il clima è diventato migliore, più disteso. Anche perché il nuovo direttore Antonio Fullone, è molto aperto e incontra tutti e ascolta tutti, dai detenuti ai volontari».
Ecco, voi cosa fate all'interno del carcere?
«Incontriamo i detenuti e cerchiamo di farlo quotidianamente. Stare insieme, parlarsi, è molto importante per loro. Proviamo ad alleviare i loro problemi creando anche un collegamento con le famiglie, con l'esterno. La solitudine è la cosa più brutta all'interno di un carcere. Poi organizziamo anche concerti. Molti artisti sono venuti. Qualche nome? Sal Da Vinci, Martina Stella, De Crescenzo, Gragnaniello per citare alcuni. Quindi, per chi vuole, facciamo catechesi. I ragazzi che si trovano dietro le sbarre sono ora migliori. Proviamo ad aiutare soprattutto quelli più poveri. Quest'estate un giovane ganese non aveva neppure le scarpe, gliele abbiamo portate».
Molti pensano che siano tutti camorristi.
«No, i detenuti sono molto diversi tra loro. La maggior parte è composta da ragazzi buoni come il pane ma che hanno sbagliato. E lo sanno. Altri, invece, sono un po` più incalliti. Tra noi c'è un detto: più mandate fai e meno recupero c'è».
Ed è vero?
«E` statisticamente provato. Più c'è repressione e più chi è stato in carcere ci ritorna».
Ma se era così facile sfollare Poggioreale, perché non è stato fatto prima?
«E` cambiata la mentalità, ora è in atto la riforma».
Quindi era solo un fatto culturale: bisognava reprimere duramente e quindi rendere il carcere un inferno. «Qualcuno lo pensa».

Cosa resta ancora da fare?
«Tanto. Per esempio ci sono due centri clinici comprendendo anche il carcere di Secondigliano che è il più esteso d'Europa e ha 1.100 detenuti. Un istituto di massima sicurezza. Però se una persona che si trova dietro le sbarre ha bisogno di un ricovero i tempi sono lunghissimi, ed è molto pericoloso. Ci vorrebbe anche una camera operatoria interna di chirurgia d'urgenza per i primi interventi».
Ora verrà Papa Francesco. Cosa significa per tutti voi?
«E` una benedizione».


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