Unit�
medica mobile
A partire dai primi giorni di Aprile, vista la precaria
situazione nei campi spontanei e il sovraccarico di
tutte le strutture sanitarie, Sant'Egidio decide di
istituire una speciale Unit� medica mobile, con l'incarico
di individuare, segnalare e, ove possibile, curare
pazienti impossibilitati a muoversi o a forte rischio.
Il personale di questa Unit� mobile era costituito
da medici, infermieri, e alcuni volontari sia kosovari
che italiani. L'area di intervento riguardava sostanzialmente
il campo del magazzino delle patate e dei campi adiacenti,
ove erano alloggiati oltre 15. 000 rifugiati, in condizioni
igieniche pessime, senza servizi sanitari e senza
alcun supporto di tipo infrastrutturale, acqua, energia,
riscaldamento, ecc.).
Nei vecchi magazzini abbandonati vivevano donne e
bambini, ma anche molti anziani, mentre nei cortili
esterni vivevano altre 3000 persone nei trattori,
nelle macchine o in tende di fortuna.
Il team medico ha visitato e curato in quei giorni
oltre 1700 persone, per un totale di 4700 visite e
follow-up.
Si offriva una assistenza medica di base (esame fisico,
screening per malattie infettive, educazione sanitaria,
controllo della glicemia, delle urine e della pressione
arteriosa), e assistenza infermieristica (prevenzione
dei decubiti, rimozione o posizionamento cateteri,
terapia parenterale, ecc.). Venivano, inoltre, dispensati
farmaci essenziali (cardiologici, antibiotici, anti-diabetici,
anti-epilettici, ecc) e si praticava la fisioterapia,
nei casi ove fosse necessario. Una funzione importante
dell'unit� medica era poi quella di indirizzare e
provvedere allo spostamento in idonee strutture sanitarie
dei pazienti in gravi condizioni o comunque per le
pi� diverse emergenze.
Due medici, uno kosovaro e uno della Comunit� di Sant'Egidio,
visitano nei 'campi spontanei'
E' l'unit� mobile.
Particolarmente utile si � dimostrato il coinvolgimento
di medici e infermieri kosovari, reclutati tra gli
stessi rifugiati su base volontaria e regolarmente
stipendiati, con i criteri salariali albanesi. La
conoscenza che essi avevano delle famiglie dei rifugiati
e la fiducia di cui godevano, ha permesso di aiutare
situazioni difficilmente raggiungibili.
L'unit� mobile si � occupata molto degli anziani nei
campi, ove era difficile la loro situazione complessiva,
sia per motivi di natura sanitaria ( si pensi agli
ultrasessantacinquenni portatori di polipatologie:
ipertensione, angina pectoris, diabete, ecc.) sia
per il maggior peso che su di essi avevano i problemi
della vita quotidiana. Per di pi�, la concentrazione
della 'attenzione delle famiglie sui pi� piccoli,
faceva passare in secondo ordine la cura per gli anziani.
Molti anziani hanno perso le tracce delle loro famiglie.
Sono senza assistenza e finiscono in ospedale
L'unit� mobile perci�, mentre provvedeva alle terapie
mediche, non tralasciava il sostegno umano alle diverse
situazioni. Un altro gruppo interessato da questo
intervento era costituito da soggetti pi� giovani
portatori di neoplasie o di condizioni particolarmente
invalidanti, come l' epilessia. Per i primi si � provveduto
al trasporto in ambiti sanitari pi� idonei, come l'ospedale
di Kukes o quello di Tirana, per i secondi si sono
instaurate nuovamente le terapie interrotte consentendo
a molti di riprendere una vita normale.
Assai frequente � stato il riscontro di disordini
di tipo depressivo o ansioso o disturbi post-traumatici
del sonno, frequenti per lo pi� in donne colpite da
lutti familiari (la perdita del marito) o da eventi
traumatici nei loro villaggi di origine.
In ogni caso questa presenza quotidiana dell'unit�
medica nei campi, non solo ha garantito un monitoraggio
continuo di situazioni critiche ( dal controllo di
pneumopatie alla prevenzione dei decubiti di varia
origine, compresi quelli da ferite) ma ha costituito
una presenza rassicurante in grado di influenzare
positivamente la qualit� della vita e le condizioni
psicologiche di molti soggetti 'fragili'.
Vengono di seguito riportati alcuni casi significativi
di questo intervento.
Caso 1
Giovane di 30 anni, affetto da neoplasia intestinale
di eziologia ignota, sottoposto a laparoscopia
in Kosovo. Non aveva con se' alcun documento riguardante
la diagnosi e la natura istologica della malattia.
Affetto da nausea, ematemesi, grave dimagrimento,
severa costipazione e soprattutto acuti dolori
nel quadrante inferiore dell'addome. Dopo terapia
con antidolorofici � stato trasportato all'ospedale
militare di Kukes e si � in seguito provveduto
a far si che la famiglia potesse garantirgli un
contatto quotidiano.
|
Caso 2
Anziano di 100 anni, con severa disidratazione
e sub-occlusione intestinale, frattura dell'omero
e sindrome da immobilizzazione, incontinenza urinaria.
Il paziente viveva nella paura di dover lasciare
la sua famiglia e rifiutava di prendere cibo.
Dopo una serie di visite, di cure infermieristiche,
di terapie reidratanti e di colloqui l'anziano
ricominciava ad alimentarsi e le sue condizioni
miglioravano rapidamente
|
Caso 3
Ragazza di 16 anni, sofferente di tetraparesi
spastica. La giovane vive nel terrore e qualunque
suono imprevisto scatena in lei una crisi convulsiva.
Vive con tutta la sua famiglia in un locale di
6 metri quadri, senza acqua corrente e servizi
sanitari. L'unit� medica la rifornisce di materiale
igienico e provvede alla prevenzione della sindrome
da immobilizazione. Si decide poi di far intervenire
2 fisioterapisti di Sant'Egidio che la tratteranno
2 volte al giorno. Dopo alcuni giorni di tale
terapia, le crisi miocloniche diminuiscono di
frequenza e di intensit�, si normalizza la vita
di relazione e la paziente comincia ad effettuare
qualche discreto movimento autonomo. La componente
educativa dell'intervento consiste nell'insegnare
ai genitori una serie di semplici esercizi e tecniche
fisiche: essi stessi potranno continuare la terapia
in futuro.
|
Caso 4
Giovane di 20 anni, con severa paralisi cerebrale
e ulcere da decubito localizzate al trocantere
e nella regione malleolare e sacrale (grado 3),
incontinaza urinaria e fecale.
Vive con la sua famiglia in un locale assai piccolo
all'interno di un magazzino abbandonato. L'unit�
medica inizia la terapia delle ulcere da decubito,
il miglioramento delle condizioni igieniche generali
e dopo 2 settimane si assiste alla scomparsa dell'infezione
su detti decubiti.
Successivamente � trasportato al campo militare
italiano per ulteriori accertamenti e cure.
|
|