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1 Oktober 2013

«Nessuna giustificazione religiosa alla violenza»

Discorso di Papa Francesco ai 400 leader religiosi riuniti dalla Comunità di Sant`Egidio: «Per la pace ci vuole un dialogo tenace»

 
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«Pregare per la pace, lavorare per la pace! Un leader religioso è sempre uomo di pace, perché il comandamento della pace è inscritto nel profondo delle tradizioni religiose che rappresentiamo».
così che Papa Francesco, che con la sua ferma denuncia al mondo ha fermato l`azione militare contro la Siria aprendo la via alla soluzione diplomatica, ha salutato ieri i partecipanti all`incontro interreligioso di preghiera per la Pace dal titolo «Il coraggio e la speranza» organizzato in questi giorni a Roma dalla comunità di Sant`Egidio. «Che cosa possiamo fare?» si è domandato. «Il vostro incontrarvi ogni anno- ha detto - ci suggerisce la strada: il coraggio del dialogo, che dà speranza. Non c`entra l`ottimismo. Nel mondo,
nelle società, c`è poca pace anche perché manca il dialogo, si stenta ad uscire dallo stretto orizzonte dei propri interessi per aprirsi ad un vero e sincero confronto». «Per la pace - ha aggiunto il pontefice - ci vuole un dialogo tenace, paziente, forte, intelligente, per il quale niente è perduto. Il dialogo può vincere la guerra. Il dialogo fa vivere insieme persone di differenti generazioni, che spesso si ignorano; fa vivere insieme cittadini
di diverse provenienze etniche, di diverse convinzioni. Il dialogo è la via della pace». Così ha chiamato i leader
religiosi ad essere «veri dialoganti» e «autentici mediatori di pace», costruttori di dialogo e di incontro.
Papa Francesco ha ringraziato il fondatore della Comunità di Sant`Egidio, Andrea Riccardi, «per avere seguito
con tenacia la strada tracciata dal Beato Giovanni Paolo II nello storico incontro di Assisi: conservare accesa la lampada della speranza, pregando e lavorando per la pace». Ha pure ricordato  come quella Giornata Mondiale di preghiera per la pace del 27 ottobre 1986 fu convocata da Papa Wojtyla «in un mondo ancora segnato dalla divisione in blocchi contrapposti, e fu in quel contesto che il Papa invitò i leader religiosi a pregare per la pace: non più gli uni contro gli altri, ma gli uni accanto agli altri».
Un insegnamento ancora essenziale e un cammino da seguire ancora con slancio. Di questo ha ringraziato la Comunità di Sant`Egidio e i 400 leader religiosi, laici e umanisti che a Roma partecipano al suo meeting condividendo il sogno di «un mondo di pace», uscendo dai circuiti autoreferenziali, per rispondere«a chi semina odio, divisioni, a chi afferma che le religioni sono destinate allo scontro» come ha sottolineato Riccardi
ribadendo che l`intento è quello «di delegittimare una grande piaga, il terrorismo religioso, con l`uso blasfemo
del nome di Dio, mentre si uccidono creature fatte a sua immagine».
Nei numerosi panel tenutisi ieri ha tenuto banco il difficile rapporto tra cristiani e Islam. «I musulmani devono denunciare le atrocità commesse verso le minoranze cristiane e sfidare quei musulmani che combattono i cristiani», ha dichiarato Anwar Ibrahim, membro del Parlamento e leader islamico del partito d`opposizione Pakatan Rakyat (PKR). Secondo il leader malese «il rispetto della dignità umana non è la tolleranza,
ma conoscere ed apprezzare le differenza degli altri gruppi religiosi».
Ma a proposito della violenza subita dalle donne molto forte è stata la denuncia di Tamara Chinunova, attivista uzbeka per i diritti umani e contro la pena di morte: «Per ridurre il tasso di crescita della popolazione in Uzbekistan le autorità stanno introducendo nella società un metodo radicale di contraccezione: la sterilizzazione forzata delle donne in età fertile». Il ministero della Salute dell`Uzbekistan, secondo quanto riferito dalla signora, ha emesso un decreto sulla ripresa della sterilizzazione, definendola «la più efficace forma di contraccezione». A seguito di questa decisione decine di migliaia di donne uzbeke in età riproduttiva sono state forzatamente sterilizzate. Oggi, tra i tanti Panel previsti ve è uno particolare che si terrà all`interno
del carcere di Rebibbia a cui assisteranno i detenuti. Sarà un modo per ricordare le tante altre forme di violenza da contrastare oltre quella della guerra.
Lo ha ricordato Riccardi: «C`è un`altra violenza, quella dell`economia e della solitudine: penso agli anziani soli, negli istituti, o scacciati dalla casa, ai tanti poveri, ai bambini a cui si danno cose e non sogni, che non hanno pane o affetto, alla miseria umana di chi è solo».


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