Arturo Maggio Cavallaro

  • Arturo Maggio
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  • Arturo Maggio
  • Tutti giù a piano terra
    TUTTI GIU' A (PIANO) TERRA 2003 olio su tela, cm. 50x100 Discutendo sul tema della Citt�, Arturo ha sottolineato il problema delle barriere architettoniche contro le quali si scontra ogni giorno - almeno due volte al giorno - per uscire ed entrare a casa Due rampe di scale gli impongono uno sforzo notevole per alzarsi dalla carrozzina e portare faticosamente le sue gambe su e gi�. Aveva alcuni consigli da offrire: "Bisogna fare tutte le case a pian terreno cos� tutti possono entrare e uscire". Su un fondo blu steso con pennello, tante piccole case lunghe, tutte al pian terreno e senza forza di gravit�, sono state realizzate premendo "vermicelli" di bianco direttamente dal tubetto. Arturo ha avuto bisogno di un tavolo basso per potersi chinare sulla tela e premervi il colore.
  • Cibo + Cure + Pace
    CIBO+CURE+PACE 2005 tecnica mista su tre tele, di cm.. Il periodo di lavoro sul tema dell'Africa � stato particolarmente ricco di suggestioni: due video e varie assemblee hanno riunito pi� volte nella discussione Gli Amici dell'atelier che frequenta Arturo a Vigne Nuove. Varie persone della Comunit� erano state in Africa e potevano raccontare, a volte con l'aiuto di fotografie e diapositive. Arturo ha partecipato a questi momenti e si � fatto un'idea dell'Africa elaborando una specie di "ricetta" per guarire il continente: ci vuole il cibo, la pace, le cure per l'AIDS e questo ha voluto mettere in tutta concretezza sulla tela. Il suo commento all'opera � il seguente: "Il fondo nero rappresenta l'Africa perch� � nera Perch� � notte e buio Perch� � notte in Africa Perch� ci sono molte malattie" La lavorazione � stata abbastanza lunga: il riso - quello proveniente da una citt� del Mozambico, tostato e della prima mietitura - � stato impastato alla colla e steso sulla prima tela Cos� anche pasticche e blister sono stati incollati sul fondo nero mentre la pace � nella terza tela, simboleggiata da alcune pennellate di colore vivido. Arturo ha dovuto servirsi del tavolo pi� basso per lavorare orizzontalmente sulla tela.
  • Lavoro minorile 1
    LAVORO MINORILE 1 (LA MINIERA) 2006 acrilici e carbone su tela, cm 100x120 La tela � la prima di un gruppo di tre tele dedicate da Arturo al lavoro minorile. Voleva usare i materiali veri e lavorare con le mani, come i bambini che faticano. Un lungo lavoro di sperimentazione sui materiali ha portato via mesi: ha provato farine, caff�, cuoio, colle, gesso, e carbone. Arturo ha lavorato il fondo azzurro spruzzando colore sulla tela, posta su cavalletto. Poi la tela � stata collocata orizzontalmente su un tavolo basso raggiungibile dalla carrozzina di Arturo che, con le dita ha impastato colla e carbone, delineando vortici neri.
  • Lavoro minorile 2
    LAVORO MINORILE 2 (LA PIANTAGIONE DI CAFFE') 2006 acrilici e caff� in polvere e in grani su tela, cm 100x120 Il racconto del lavoro dei bambini nelle piantagioni di caff� della Costa d'Avorio � stato il motivo dell'opera. Su un fondo di acrilico scuro Arturo ha incollato una pellicola di caff� in polvere mentre una sorta di fiore o di sole � stato da lui realizzato incollando chicchi di caff�.
  • Creazione
    CREAZIONE 2007 acrilici e farina 00 su tela, cm.10x20 Numerose prove con materie diverse hanno preceduto questa piccola tela, realizzata con un impasto di farina e acrilico. Nelle crepe Arturo ha introdotto il colore rosso con una siringa.
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Biografia  a cura di Gabriele Marinucci

 

Arturo  è nato a Roma il 10 dicembre 1965 . Il doppio cognome viene dal fatto che suo nonno paterno fu adottato, ma volle conservare anche il cognome del padre naturale: a partire da questo Arturo, scherzando, racconta di antiche e nobili origini. Ha sempre vissuto con la famiglia a Roma, dove il padre si  trasferì con i genitori e sette fratelli 60 anni fa da Nocera Inferiore.


Arturo è affetto da una tetraparesi  spastica provocata da una emorragia cerebrale durante il parto. All’età di sei anni inizia a frequentare la scuola speciale di “Monte Antenne”, che ora è un edificio in rovina sulla collina sovrastante Villa Ada. Rivela subito la sua simpatia e la sua capacità di relazionarsi con gli altri. Fa conoscenza con una maestra che viene conquistata dai suoi racconti sulla famiglia - il padre,la madre e una sorella -  e che  un giorno si presenta davanti alla casa di Arturo per fargli una sorpresa. Da questo episodio nascerà una amicizia profonda, che dura ancora oggi, fra la famiglia di “Pel di Carota” - così è chiamato Arturo dall’insegnante - e quella della maestra. La fedeltà agli amici è un tratto caratteristico di Arturo.


Quando, alla fine degli anni ’70, la scuola  apre le porte alle persone con disabilità , Arturo inizia la sua vera carriera scolastica, che si svolgerà tra i 10 e 18 anni concludendo il ciclo dell’obbligo con il diploma di terza media. Frequenta infatti la scuola elementare “Cardinal Massaia” e le medie alla scuola “Uruguay”, entrambe al Tufello, e nel 1984 prende la licenza media con la menzione “Buono”  e  la seguente motivazione: “…è un ragazzo socievole e capace di instaurare rapporti umani… ha sempre dimostrato volontà di impegno e desiderio di imparare…”.


Nel frattempo, raggiunta la maggiore età, gli viene riconosciuta l’invalidità civile e il diritto ad una pensione, con la diagnosi di tetraparesi spastica e ritardo intellettivo. Arturo soffre anche di assenze di tipo epilettico, che spesso “sente” arrivare. Quando passano, ti abbraccia.


Subito dopo la licenza media comincia a frequentare, tutti i giorni dal mattino fin verso le quattro del pomeriggio, l’istituto “Leonarda Vaccari” , dove ormai - dopo 23 anni – rappresenta una istituzione. Alla “Vaccai” Arturo “lavora” ( così orgogliosamente egli stesso definisce le varie attività che vi svolge), con la rafia, con il cotto, con la ceramica, con i fiori secchi. Ha iniziato più recentemente a fare informatica e restauro mobili. Lì ha anche cominciato a disegnare e a conoscere i colori.


Agli inizi degli anni ’80  Arturo incontra  la Comunità di Sant’Egidio,  attraverso le visite a casa  “di alcuni ragazzi che vengono a suonare la chitarra e cantare” e a fargli compagnia. Questa amicizia gli permette soprattutto di cominciare ad uscire. Infatti, a parte la frequenza all’Istituto (ogni mattina aspetta il pulmino sotto casa), Arturo non può uscire come vorrebbe. Il palazzo dove abita , inserito nei lotti delle case popolari edificate negli anni ’30, non ha ascensore e, per uscire e per entrare, deve sollevarsi con fatica dalla carrozzina e affrontare due rampe di scale. In casa fino a non molto tempo fa poteva muoversi solo con l’aiuto di una piccola sedia (“la sedia di Arturo”) alla cui spalliera poggiava le mani e che trascinava davanti a sé. La carrozzina rimaneva ai piedi delle scale perché gli ambienti dell’appartamento erano troppo angusti. Lo scorso anno sono stati fatti dei lavori che hanno permesso ad Arturo di girare  con la carrozzina e di accedere da solo ai servizi.
Durante la preparazione sul tema  della Mostra “Abbasso il grigio !” 2004, dedicata alla città  Arturo aveva deciso di “dipingere” il bisogno di libertà nel movimento. Aveva ipotizzato una città fatta di case tutte al piano terreno.


Dopo aver frequentato la scuola di pittura di Trastevere e di  Serpentara  dal 1993, Arturo si è inserito a Vigne Nuove. In questi 25 anni in una catena mai interrotta, i nomi de Gli Amici si sono aggiunti gli uni agli altri e nessuno è stato dimenticato. Ad Arturo piace molto  ricordarli, dai primi ai più recenti. Arturo è legatissimo alla sua famiglia, che lo difende, lo coccola e, a volte, è apprensiva nei suoi confronti: ogni volta che lo si va a prendere di fronte alle preoccupazioni di sua madre, ora anziana, Arturo  la rassicura e le dice : “tranquilla, sto con Gli Amici!”.


Ha iniziato a dipingere nel 1996. Fino ad allora si era applicato soprattutto alla legatoria, ai lavori con il vimini e con il cuoio. Ora la pittura è una sua grande passione, vi si dedica  con disciplina: “ Prima di fare un quadro faccio delle prove per vedere i colori da usare per il quadro, i materiali…”. Un libro monografico su Hans Hartung ha rappresentato l’avvio di una sperimentazione sia di tecniche e metodi sia di apertura dell’arte informale e astratta. Arturo-Hartung ha, alla Scuola di Pittura, una collezione personale di bocce per lo spruzzo del colore, rulli, pennelloni con impugnature diverse. Ha un suo angolo, ormai “imbrattatissimo”, dove può sperimentare, oltre che i colori, le più diverse colle, farine, caffè ed altri materiali. Arriva nel pomeriggio, facendo un’impennata con la carrozzina, si barda con grembiuli e guanti e non vede l’ora di cominciare.


 

Hai stampato una pagina del sito www.santegidio.org