Biografia a cura di Gabriele Marinucci
Arturo è nato a Roma il 10 dicembre 1965 . Il doppio cognome viene dal fatto che suo nonno paterno fu adottato, ma volle conservare anche il cognome del padre naturale: a partire da questo Arturo, scherzando, racconta di antiche e nobili origini. Ha sempre vissuto con la famiglia a Roma, dove il padre si trasferì con i genitori e sette fratelli 60 anni fa da Nocera Inferiore.
Arturo è affetto da una tetraparesi spastica provocata da una emorragia cerebrale durante il parto. All’età di sei anni inizia a frequentare la scuola speciale di “Monte Antenne”, che ora è un edificio in rovina sulla collina sovrastante Villa Ada. Rivela subito la sua simpatia e la sua capacità di relazionarsi con gli altri. Fa conoscenza con una maestra che viene conquistata dai suoi racconti sulla famiglia - il padre,la madre e una sorella - e che un giorno si presenta davanti alla casa di Arturo per fargli una sorpresa. Da questo episodio nascerà una amicizia profonda, che dura ancora oggi, fra la famiglia di “Pel di Carota” - così è chiamato Arturo dall’insegnante - e quella della maestra. La fedeltà agli amici è un tratto caratteristico di Arturo.
Quando, alla fine degli anni ’70, la scuola apre le porte alle persone con disabilità , Arturo inizia la sua vera carriera scolastica, che si svolgerà tra i 10 e 18 anni concludendo il ciclo dell’obbligo con il diploma di terza media. Frequenta infatti la scuola elementare “Cardinal Massaia” e le medie alla scuola “Uruguay”, entrambe al Tufello, e nel 1984 prende la licenza media con la menzione “Buono” e la seguente motivazione: “…è un ragazzo socievole e capace di instaurare rapporti umani… ha sempre dimostrato volontà di impegno e desiderio di imparare…”.
Nel frattempo, raggiunta la maggiore età, gli viene riconosciuta l’invalidità civile e il diritto ad una pensione, con la diagnosi di tetraparesi spastica e ritardo intellettivo. Arturo soffre anche di assenze di tipo epilettico, che spesso “sente” arrivare. Quando passano, ti abbraccia.
Subito dopo la licenza media comincia a frequentare, tutti i giorni dal mattino fin verso le quattro del pomeriggio, l’istituto “Leonarda Vaccari” , dove ormai - dopo 23 anni – rappresenta una istituzione. Alla “Vaccai” Arturo “lavora” ( così orgogliosamente egli stesso definisce le varie attività che vi svolge), con la rafia, con il cotto, con la ceramica, con i fiori secchi. Ha iniziato più recentemente a fare informatica e restauro mobili. Lì ha anche cominciato a disegnare e a conoscere i colori.
Agli inizi degli anni ’80 Arturo incontra la Comunità di Sant’Egidio, attraverso le visite a casa “di alcuni ragazzi che vengono a suonare la chitarra e cantare” e a fargli compagnia. Questa amicizia gli permette soprattutto di cominciare ad uscire. Infatti, a parte la frequenza all’Istituto (ogni mattina aspetta il pulmino sotto casa), Arturo non può uscire come vorrebbe. Il palazzo dove abita , inserito nei lotti delle case popolari edificate negli anni ’30, non ha ascensore e, per uscire e per entrare, deve sollevarsi con fatica dalla carrozzina e affrontare due rampe di scale. In casa fino a non molto tempo fa poteva muoversi solo con l’aiuto di una piccola sedia (“la sedia di Arturo”) alla cui spalliera poggiava le mani e che trascinava davanti a sé. La carrozzina rimaneva ai piedi delle scale perché gli ambienti dell’appartamento erano troppo angusti. Lo scorso anno sono stati fatti dei lavori che hanno permesso ad Arturo di girare con la carrozzina e di accedere da solo ai servizi.
Durante la preparazione sul tema della Mostra “Abbasso il grigio !” 2004, dedicata alla città Arturo aveva deciso di “dipingere” il bisogno di libertà nel movimento. Aveva ipotizzato una città fatta di case tutte al piano terreno.
Dopo aver frequentato la scuola di pittura di Trastevere e di Serpentara dal 1993, Arturo si è inserito a Vigne Nuove. In questi 25 anni in una catena mai interrotta, i nomi de Gli Amici si sono aggiunti gli uni agli altri e nessuno è stato dimenticato. Ad Arturo piace molto ricordarli, dai primi ai più recenti. Arturo è legatissimo alla sua famiglia, che lo difende, lo coccola e, a volte, è apprensiva nei suoi confronti: ogni volta che lo si va a prendere di fronte alle preoccupazioni di sua madre, ora anziana, Arturo la rassicura e le dice : “tranquilla, sto con Gli Amici!”.
Ha iniziato a dipingere nel 1996. Fino ad allora si era applicato soprattutto alla legatoria, ai lavori con il vimini e con il cuoio. Ora la pittura è una sua grande passione, vi si dedica con disciplina: “ Prima di fare un quadro faccio delle prove per vedere i colori da usare per il quadro, i materiali…”. Un libro monografico su Hans Hartung ha rappresentato l’avvio di una sperimentazione sia di tecniche e metodi sia di apertura dell’arte informale e astratta. Arturo-Hartung ha, alla Scuola di Pittura, una collezione personale di bocce per lo spruzzo del colore, rulli, pennelloni con impugnature diverse. Ha un suo angolo, ormai “imbrattatissimo”, dove può sperimentare, oltre che i colori, le più diverse colle, farine, caffè ed altri materiali. Arriva nel pomeriggio, facendo un’impennata con la carrozzina, si barda con grembiuli e guanti e non vede l’ora di cominciare.